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Friday, January 17, 2014

Iceland III - Da Skogafoss al ghiacciaio Jokulsarlon

Prima di arrivare a Skogafoss, sono passato nella bella cascata di Seljalandsfoss. Ancora pioveva, ma la pioggia non toglieva la bellezza del paesaggio.
Sono arrivato nell’albergo di Skogar, dove ho dovuto sistemare tutta la roba bagnata per asciugare.









Il giorno seguente sono partito e subito fatto una visita alla cascata di Skogafoss, con circa 110 metri.
Il tempo ancora non aiutava, pero non c’era niente da fare. Ho continuato con il piano e sono arrivato nel ghiacciaio di Solheimajokull, dove partivano anche escursioni con i ramponi per camminare sul ghiaccio. Non avendo tempo disponibile ho fatto una piccola camminata fino all’inizio della parete ghiacciata. Accanto c’era un lago e il paesaggio era veramente impressionante.
Sabia nera mischiata con ghiaccio e la nebbia formavano la composizione del quadro.
Dopo altri 40 minuti di macchina sono arrivato nella bella spiaggia di Dyrholaey, dove c’è anche un promontorio.
Il tempo ha dato una tregua di una mezz’oretta e non pioveva. Ho fatto una camminata per la sabia nera, la vista era affascinante, il mare, la desolazione del posto, il vento e il rumore delle onde.
Un po’ più avanti, c’era Reynisfjara, un’altra spiaggia vulcanica, dove si avvistava Dyrholaey in lontananza, un altro posto da favola, con un’enorme caverna, un paio di faraglioni e formazioni rocciose particolari.
Ho mangiato un panino e continuato il viaggio per arrivare al canyon di Fjadrargljufur. Dall’austrada sei vedeva ghiacciaio Myrdalsjokull.









In un certo punto sono riuscito a trovare la piccola strada sterrata che portava al canyon.
Ero praticamente solo e il sentiero che portava in alto era abbastanza tranquillo.
Di nuovo un paesaggio bellissimo, una gola con un piccolo fiume sotto e l’erba che sembrava mantenuta dagli uomini. Arrivando in fondo una piccola cascata dava una sensazione di pace molto rilassante.
Da li dovevo proseguire per fare la gita in barca nel lago del ghiaccio di Jokulsarlon.
Purtroppo sono arrivato dopo le 17:30, e non c’erano più uscite in quel giorno, questo voleva dire che dovevo tornare la mattina dopo per farlo.
Nel fra tempo il clima è migliorato abbastanza e la vista del lago con gli iceberg che flottavano con la luce più dolce della fine di pomeriggio mi incantava.
Ho fatto la prenotazione per la gita nel giorno successivo e per mia sorpresa ho saputo che in quella sera ci sarebbe uno spettacolo con i fuochi d’artificio nel ghiacciaio! Un evento che accade una volta all’anno…
Cosi sono andato a sistemarmi nel guest house che rimaneva circa 12 km di distanza, e dopo cenare sono tornato al lago.
Ancora c’era luce e ho sfruttato per fare altre foto. Lo spettacolo ha iniziato verso le 23, con un vento ghiacciato che congelava le ossa.
Vedere i fuochi che illuminavano gli iceberg nel lago è stato come minimo inusitato.
Il giorno seguente sono arrivato per la gita nel lago, abbiamo vestito una tutta antivento abbastanza pesante e poi partito in gomone che ci ha portato vicino alle pareti del ghiacciaio, passando in mezzo ai grossi pezzi di ghiaccio che flottavano. Ogni tanto qualche foca si faceva vedere e altri uccelli posavano tranquillamente sull’acqua.
Finita la gita mi sono fermato alla foce del lago, in una spiaggia con una sabia fina di colore marrone scuro, quasi nera, dove grossi pezzi di ghiaccio giacevano.
Una visione come minimo surreale. In questi momenti si può rendere conto di come la natura è bella e variata.
Ho ripreso la macchina per la destinazione del giorno, ancora lontana, il lago Myvatn.
I paesaggi per l’autostrada erano fantastici, da un lato il mare e dall’altro montagne con cascate che ogni tanto si vedevano in lontananza.
Un belvedere degno di nota è stato vicino alla città di Djupivogur, dove si vedevano scogliere bellissime.
Le autostrade, devo dire che in certe parti erano veramente complicate da trafficare, sterrate e con la pioggia diventavano abbastanza faticose. Infatti, ho pensato di essere stato fortunato di aver avuto la macchina 4X4...






Tuesday, December 17, 2013

Islanda II - L'avventura di Landannalaugar

Ho iniziato la camminata di 12 km per il prossimo rifugio, il tempo era bruto e piovigginava ogni tanto.
Il sentiero è molto bene segnalato e non ho avuto necessità di usare il GPS da trekking che avevo comprato.
Durante il tragitto ho trovato due ragazze spagnole di Valencia, abbiamo chiacchierato e camminato un po’ insieme.
Dopo un’ora cominciano i problemi di quella che sarebbe una delle più difficili camminate che avevo fatto. La pioggia non era fortissima ma ininterrotta, e un vento molto forte. Forte abbastanza a punto di dover fermarmi qualche volta. E per peggiorare la situazione nelle ultime due ore, una nebbia densa, che portava una visibilità di una decina di metri. Sono riuscito a fermarmi appena una volta per mangiare qualcosa molto velocemente, con vento, pioggia e freddo era impossibile stare molto tempo.
Infine sono arrivato a Hrafntinnusker dopo circa 5:30 ore, stanco e completamente bagnato. Il rifugio è abbastanza semplice, il bagno è solo chimico, senza docce. Dopo tardo pomeriggio era completamente pieno.





Ho chiacchierato con le ragazze spagnole e abbiamo anche giocato a carte per distrarsi un po’. Il tempo non migliorava e fuori la nebbia densa, il vento e la pioggia continuavano. Bruto segno per il giorno seguente.
Mi sono svegliato verso le 7:30 e la situazione non era cambiata. Per peggiorare la responsabile per il rifugio ha detto a tutti che non era consigliabile uscire prime delle 9, quando avrebbe avuto qualche notizia sul tempo. E che anche nella notte anteriore le tende del rifugio Alftavatn (dove dovevo andare) erano tutte volate via con il vento. E mi ha consigliato di non andare da solo.
Poi, senza un miglioramento del tempo mi ha consigliato anche di tornare indietro a Landmannalaugar, perché con il vento e la pioggia diventerebbe molto rischioso andare in direzione ad Alftavatn.
Per fortuna ho trovato un gruppo organizzato che andava in quella direzione. Erano italiani e spagnoli di un’agenzia chiamata Terra Polaris.
Il tempo era peggiore del giorno precedente, o sia, pioggia, nebbia ancora più densa e la peggiore delle cose: il vento.  Era praticamente impossibile camminare senza fare forza contro il vento e non si poteva guardare avanti, dovuto all’acqua e il vento. Ogni circa 5 minuti arrivavano raffiche che in alcune occasioni quasi mi hanno buttato per terra. In punto la guida ha deciso di fare una deviazione a causa del vento, che ci poteva mandare giù nel burrone.
È stato meglio, pero a un certo punto affondavo nel fango, e sono stato aiutato la loro, giustamente la mia fortuna di non stare da solo.





Alla fine, dopo camminare più di 4 ore in queste condizioni, la pioggia e il vento erano diminuiti e siamo riusciti ad arrivare a Landmannalaugar senza altri problemi.
Ero completamente distrutto e bagnato fino alle ossa.  Il ‘poncho’ che usavo per la pioggia si era rotto con il vento e avevo dovuto toglierlo…
Alla fine ho preso il pullman che mi porterebbe a Hella per riprendere la macchina.
Quando sono arrivato, verso le  16, ho ringraziato Dio per stare bene. Ho cambiato la roba bagnata e sono andato al bar per bere qualcosa di caldo e proseguire viaggio fino a Skogafoss.
 Mi sono reso conto del pericolo, se fosse stato solo, la difficoltà non era appena fisica ma psicologica. Affrontare il vento che non lasciava camminare, la pioggia e la nebbia che non lasciavano vedere bene il sentiero, sono state prove abbastanza dure.
In ogni caso ero tutto è finito bene e ormai non passava di un’incredibile avventura.

Sunday, November 10, 2013

Islanda I



Quest’anno non posso lamentarmi delle mie ferie. Non ostante sono state guidate dagli interessi della azienda, ho colto le occasioni per poter compensare la mancanza di controllo della mia vita personale.
Dopo aver fatto le ferie in Brasile e un piccolo giro nell’Isola di Pasqua a giugno, ho dovuto prendere altri 15 giorni di ferie nelle ultime settimane di agosto.
Ovviamente per me sono tanti giorni e non potrei stare fermo senza fare qualche viaggio.
Da molto che avevo sentito parlare dell’Islanda, dei trekking e paesaggi da togliere il fiato.
Ho iniziato a fare alcune ricerche in internet e dalle foto non ho avuto più dubbi che dovevo andare lì.
Ho preparato un piano di viaggio abbastanza completo, percorrendo tutta l’isola in 11 giorni, un anello sulla costa e alcune parte un po’ più all’interno che in totale sommavano circa 2300 km.
Per risparmiare un po’ nel volo (ho dovuto prenotare un paio di settimane prima) ho fatto scalo a Copenhagen, comprando i biglietti separatamente.
Arrivando a Reykjavik ho preso la macchina, che per mia sorpresa, e fortuna, era più grande di quella che avevo contrattato, e anche una 4X4, che potrebbe essere molto conveniente in alcuni posti.





Era iniziata l’avventura, mi sono diretto al parco Thingvellir.
Interessante in questo parco è quello che chiamano di Parlamento, un’area di pietre vulcaniche, che era usata per le riunioni del parlamento islandese nel secolo X.
Dopo ho proseguito al lago Silfra, dove avevo prenotato uno snorkelling.
Questo lago, secondo alcune teorie, è sopra la fessura che divide l’Europa dall’America del Nord. L’acqua è molto fredda, circa 4 gradi e si deve vestire una muta stagna per l’immersione. La cristallinità dell’acqua è incredibile e i paesaggi interessanti, anche se non c’è nessun segno di vita. Pietre e caverne sono evidenze vulcaniche nel fondale del lago.
Uscito del lago, non molto distante famosa area di Geysir, che è il geyser che ha dato nome al fenomeno esistente in varie parti del mondo.



Ed è veramente impressionante, fumarole dappertutto e l’odore di zolfo danno il tono. E arrivando vicino già vedo l’impressionante colona d’acqua e vapore di circa 15 metri di Strokkur, il geyser più attivo della zona (un getto ogni 6 minuti).
Alcuni chilometri dopo c’è la famosa cascata di Gullfoss, impressionante per sua estensione.
Il giorno dopo sono andato a Landmannalaugar, dove dovrei fare una parte del famoso trekking. Ho lasciato la macchina in un’auto posto a Hella, dove il pullman partito da Reykjavik faceva uno stop per poi proseguire viaggio. Dopo ore e mezzo di viaggio, tra paesaggi lunari e uno stop pe vedere il famoso vulcano Hekla, siamo arrivati a una valle bellissima dove c’è un camping e rifugio.






Sembrava un campo base punto di ritrovo per fare i trekking nell’area.
Il tempo non era bellissimo, pero sono riuscito a fare una bella camminata nei dintorni, di circa 4 ore.
Il paesaggio è impressionante, montagne di colori vari, alcune con vegetazione, altre grigie di cenere vulcanica e altre di pietra verde. Si passa dentro di labirinti di lava, salite ripide e anche alcuni ‘hot spring’, con fumarole e sabia di zolfo.






Il prossimo giorno inizierebbe l'avventura vera ...