In queste vacanze ho deciso di visitare un continente che mancava una visita un po’ più seria: L’Africa.
E tutto è iniziato quando cercavo dove si potevano vedere gli squali balena ad agosto…
E ho trovato una spiaggia a Mozambico, chiamata Tofo, da li è partita l’idea di visitare anche il Sudafrica.
Il viaggio inizia con un piccolo passaggio a Johannesburg e Soweto, dove ho trovato un’agenzia particolare chiamata Taste of Africa che organizzava un tour a Soweto un po’ particolare, dove ti fanno dormire in una casa di una famiglia locale a Soweto. E poi ti portano in giro a piedi per la township, cosi come sono denominati i quartieri per i non- bianchi (famosa non solo per la casa di Mandela, ma anche per avere fama di violenza).
Tutto molto bene organizzato, mi hanno preso nell’aeroporto di Johannesburg con autista solo per me e mi hanno portato al museo dell’apartheid prima di andare a Soweto.
L’autista mi lascia fare il giro nel museo e mi dice che ci vogliono 3 ore, io trovo troppo, ma dopo ho capito che dentro ci vuole veramente tempo se uno vuole capire un po’ di tutto quello che è successo.
Nell’entrata già si comincia a capire l’assurdità di quel sistema, dove ci sono cartelli separando entrate per bianchi e non bianchi. Poi ci sono spiegazioni di com’è iniziato, con foto, frasi e tanti panelli con la vita di alcuni famosi che hanno lottato contro l’apartheid, come Nelson Mandela e Stephen Biko.
Apartheid Museum
Le frasi di Mandela mi hanno colpito abbastanza e anche i pensieri del National Party, il partito che nel 1950 ha impiantato il regime di segregazione.
Finita la visita al museo proseguiamo per Soweto e arrivato alla casa, molto semplice, della famiglia che mi avrebbe ospitato.
La prima cosa che mi ha colpito è che non era una ‘baracca’ come si potrebbe aspettare. Poi ho saputo che loro hanno un programma per sostituire le baracche con case di costruzione popolare.
Sono arrivato di pomeriggio e per quella giornata non avevo altro programma, solo nel giorno successivo c’era la camminata per Soweto. La padrona di casa era raffreddata e non ha potuto darmi molta attenzione e sono rimasto a guardare la TV. In un certo momento arriva un uomo, che era suo figlio, che era venuto per vederla, ha chiacchierato con me, molto gentile e simpatico, domandando se io stavo bene, se ero contento.
Poi è arrivata una giovane, sua figlia, che mi domanda se era tutto a posto e che lei andava a comprare cose per la cena, perché la madre non stava bene.
Dopo un po’, per mia sorpresa arriva lei con cibo del KFC, chiaramente perché lei non cucinava e la madre non poteva farlo. Interessante che uno si fa un’idea, ma alla fine, vita normale come in qualsiasi altra parte del mondo.
Soweto
La camera dove ho dormito era della ragazza. Interessante il tipo di turismo, che alla fine da una mano alle famiglie che si prendono qualcosina per prendersi qualche soldo in più.
Il giorno dopo arriva Cedric, il proprietario dell’agenzia e una ragazza che era la guida. Lui è bianco e per quello che ho visto su internet ha già scritto libri anche.
Beh, per dire la verità non so che tipo sia, ma il fatto che non c’è una ricevuta o cosa simile del tour mi fa perdere un po’ l’idea che lui sia completamente pieno di scrupoli in fare questo tipo di tour per aiutare le famiglie.
Comunque, senza conoscere il sistema loro preferisco non pensare male.
Il giro inizia in una giornata splendida e la prima parte sorprende, dato che non è una baraccopoli come le favelas di Rio.
La ragazza guida mi fa ricordare un po’ i rivoluzionari di sinistra con il suo discorso. E molte volte, esagerava un po’ in dilungare le sue spiegazioni. Mi ha deluso un po’ quando ha detto che era fan di Hugo Chavez,.
Siamo passati per la casa di Mandela, di Desmond Tutu, il posto dove hanno sparato contro un ragazzino di 13 anni, Hector Peterson, che è morto nel 76. O sia, posti di importanza storica e che hanno segnato questa bruta pagina della storia umana.
Poi siamo andati nella vera e propria baraccopoli, e li la cosa è veramente diversa, ti senti in pericolo e siamo entrati in una baracca dove dormivano sei uomini adulti in uno spazio che doveva essere nel massimo 3X2 metri…
Interessante che nel gruppo c’era una famiglia di sudafricani bianchi di Pretoria, che a volte mi lasciavano un po’ cosi, perché ogni posto davano mance o soldi alle persone delle baracche. Non so, mi sembra un atteggiamento che potrebbe sembrare di superiorità nel confronto con le persone di colore.
Finita la gita passo nella casa della signora che mi aveva ospitato per prendere la mia valigia e andare all’aeroporto per prendere l’aereo per Città del Capo, prossima tappa del viaggio.
In ogni modo tutto quello che avevo visto mi ha fatto riflettere, come la disperazione di un popolo può fare apparire leader che hanno una incredibile visione come Mandela, Biko, Tutu. E che non ostante sapendo che potrebbero essere morti continuavano a lottare per una giustizia sociale equa.
Oggi vediamo molti leader che parlano con demagogia e retorica, parlano cose che la gente vuole sentire. Cose che possono essere anche interessanti, ma che poi non lo pensano veramente, tanto, nessuno gli ammazzerà.
No comments:
Post a Comment