Monday, September 29, 2014

Mozambico V - Vilankulos (viaggio Sudafrica)


Quando sono arrivato a Port Elizabeth mi sono spaventato con i grossi raccordi per arrivare in centro. È una città grande, in ogni caso sarei stato li solo per passare la notte.
L’albergo sembra una casa adattata per tale scopo e il proprietario è stato molto gentile, si è offerto di prendermi in aeroporto dopo che avrei consegnato la macchina e anche mi ha portato la mattina dopo. Certo che era abbastanza vicino.
Come opzione per cena, vicino c’era solo un ristorante cinese. Non era male.
La mattina dopo l’aereo parte presto per Johannesburg e poi per Vilankulos (Mozambico). L’aereo era abbastanza piccolo, 40 persone, fabbricazione brasiliana (Embraer).
Il volo è tranquillo, anche se il tempo era bruto. Mi aspettava l’autista contrattato dall’albergo, Eusebio (tipico nome portoghese).
Molto gentile, inizio a parlare portoghese con lui. Interessante come hanno un accento più di Portogallo e ogni tanto ho proprio l’impressione che lui non capisce tutto quello che parlo (probabilmente pronuncia e parole che li non si usano).

Centro di Vilankulos







La macchina è molto vecchia e quando passiamo per il centro per prelevare soldi capisco che Mozambico è tutto un’altra cosa. Non ostante sia un posto turistico (ci sono anche resort di lusso in alcune isole) la città (direi proprio villaggio) è piccola e mi sembrava di essere in un tempo passato, strade sterrate e donne che portavano cose sulla testa. Non fossero le propagande della Vodafone locale e Coca-Cola avrei pensato di essere tornato nel tempo.
Arrivo nel Palmeiras Lodge e conosco Gustavo, il manager. È un ragazzo abbastanza giovane di origine portoghese, molto disponibile, rimaniamo molto a chiacchierare, in tanto pioveva e non si poteva fare molto.
L’albergo è vicino alla spiaggia e consiste in una serie di bungalows.
Chiedo delle info sulle escursioni in barca e immersioni. Alla fine scopro che il giorno dopo il tempo sarebbe bruto. Decido fare l’immersione il giorno successivo quando il meteo indicava bel tempo.
Avevo ancora il pomeriggio per fare qualcosa e decido di camminare.
La strada è sterrata e segue parallela al mare. Si nota, anche con il cielo nuvoloso che l’acqua è molto trasparente.







La decisione di camminare senza prendere un ombrello o altra protezione si mostra sbagliata. Becco un temporale improvvisamente e non c’era protezione. Arrivo in una casa per proteggermi, doveva essere della marina e li mi spavento un po’, un soldato con una mitragliatrice mi guarda un po’ stranamente. Domando a un uomo che c’era li come facevo a prendere un tuc-tuc (mezzo indicato da Gustavo). Il fato di parlare in portoghese mi ha aiutato, perché alla fine capivano meglio e cosi l’uomo mi ha aiutato a chiamare uno, che mi porta di ritorno all’albergo.
Ceno nell’albergo, alla fine non c’era molta opzione, Gustavo mi fa preparare un buon polipo. Curioso che il ristorante è in una specie di capannone, aperto. Vedo che c’è un gruppo religioso d’italiani. Chiacchiero con loro fino ad arrivare il piato.
Il divertente è che in mezzo alla cena passavano pipistrelli da una parte all’altra, mi spiega l’altro ragazzo responsabile che c’erano alberi con frutta li…
Il giorno dopo faccio una passeggiata in città, ma adesso previdente, portando un poncho. Mi ha servito, pioveva abbastanza…
Passo nel centro e mi sento proprio un alieno, non vedo nessuna persona bianca. Oltre a tutto si nota che la gente è umile e povera. I supermercati in fatti sono come piccoli magazzini. Incredibilmente alto il numero di pubblicità della Vodacom…
Passo nel mercato centrale, cosa da film… Tavoli con pesci essiccati e poi viuzze oltre al palazzo principale, fangose, con piccole baracche che vendevano di tutto. Comincio a camminare li, mi sentivo guardato da tutti, alla fine ero l’unico bianco. Decido tornare indietro e neanche fare una foto per non mettere a mostra la mia fotocamera.
All’uscita un ragazzo parla con me provando a dire qualcosa in inglese e io gli rispondo in portoghese. Mi dice che potevo comprare le verdure e pesci, ma io dico che sono li di passaggio. Lui sempre sorridente dice qualcosa e io seguo avanti.
Faccio un altro giro e torno all’entrata del mercato. Li trovo nuovamente il ragazzo e siccome facevo una foto, lui ha cominciato a conversare con me.
Vi riporto una parte del dialogo, molto curioso con Cabila (se ho capito bene il suo nome):

Io: Quanti abitanti ci sono a Vilankulos?
Cabila: Come?
Io (rifaccio la domanda, perché avevo notato che lui non aveva capito): Quante persone ci sono nella città?
Cabila (con tutta spontaneità del mondo): Tante!

Io: Io sono brasiliano, ma vivo in Italia.
Cabila: Si, immagino che sono bei paesi, lontani.
Io: Si, certamente. Non ostante ciò, è in Italia adesso è la stessa ora che qui. Invece in Brasile sono 5 ore in meno.
Cabila: Davvero, come può essere? Quindi vuol dire che in Brasile adesso sono…
Io: Si, li sono le 6 di mattino.
Cabila: Quindi si stano svegliando? Che incredibile!

Cabila (con un po’ di tristezza sul viso): Purtroppo non uscirò mai da qui, non potrò mai stare in questi posti.

Mi sento triste per lui...
Poi rimette di nuovo il sorriso sul viso e mi chiede di seguirlo, che lui mi accompagnerebbe per conoscere meglio il mercato.
Sento un po’ di paura e che lui potrebbe portarmi a una trappola. E do una scusa e me ne vado salutandolo (non ostante con una sensazione di colpa per non essermi fidato di lui).
Pranzo in un posto abbastanza semplice, indicato sempre dall’albergo. C’era una bella vista del mare e com’era bassa marea, si vedevano da lontano persone che prendevano granchi nelle lagune con poca acqua.
Alla fine scelgo di mangiare granchio per pranzo!
Il giorno dopo il tempo migliora sensibilmente e partiamo per l’immersione.
L’istruttore è una ragazza francese, è un gomone e siamo circa 6 persone. L’altro istruttore è mozambicano.
La visibilità non è un gran che, ma subito vediamo uno squalo grigio abbastanza ‘corposo’. Peccato che la GoPro avesse la batteria scarica e non sono riuscito a filmare nulla.
Abbiamo visto anche tartarughe, cernie, bat fish e i alcuni pesci comuni di barriera dell’oceano indiano.
Ci fermiamo nell’isola di Bazaruto, dopo un turbolento passaggio per le onde.

Isola di Bazaruto






Li mangiamo qualcosa e si fa una passeggiata per le dune, visuale fantastica, il colore delle acque e della sabia. Mi ha fatto ricordare le dune di Lençois Maranhenses in Brasile.
Poi partiamo per la seconda immersione, non molto diversa della prima.
Torniamo metà pomeriggio a Vilankulos, dove riesco ancora a fare qualche passeggiata per fare altre foto.
Il giorno seguente mi aspettava un viaggio di al meno 4 ore in un pullman locale fino a Tofo… Gustavo mi porta al posto per comprare il biglietto e prenotare il posto. Li capisco che è un paese con problemi di sviluppo…. I pullman (che sono per Maputo, la capitale) partono dalla strada e si paga un tizio che è una specie di assistente dell’autista.
Parto alle 4:30 del mattino…

No comments:

Post a Comment