Sono arrivato
all’ultima parte del racconto di viaggio in Patagonia.
In questo post
parlerò di Puerto Natales, in Cile e del Parco Torres del Paine, famoso per I
trekking e per la forma delle sue cime.
Si parte da El
Calafate in pullman per un largo viaggio di teoriche 5 ore. Il paesaggio è
desertico, pero molto bello.
Arrivando nel
confine cileno, si scende per affrontare una coda e protocolli di entrata e
uscita da un paese all’altro.
Le procedure sono
irritanti, perché non ci sono funzionari sufficienti per tante persone e
abbiamo perso un’ora come minimo.
A Puerto Natales
non avevo albergo prenotato, a causa di non sapere esattamente come organizzare
i trekking, dovuto all’incendio nel parco.
Cerco l’agenzia
che avevo contattato prima, che per fortuna era aperta (era domenica), e il
personale è stato gentilissimo, mi dando tutte le dritte dei rifuggi aperti e
come potevo fare il percorso.
Alla fine vado in
un albergo in centro per passare una notte e tornare dopo tre giorni di parco.
Mappa Percorso Torres del Paine |
Il percorso nel
parco dovrebbe iniziare il giorno seguente, con la salita al Mirador Torres,
dove si vede la base delle cime e pernottamento nel rifugio Torres.
Il secondo giorno
sarebbe una camminata più tranquilla, fino al rifugio Los Cuernos e la terza
camminata al Valle del Frances e rientro al Puerto Natales.
Passo il
pomeriggio nel paesino, che trovo molto più autentico che le città argentine.
Case di legno, molto più vecchie, si notava anche che era più povera.
Arrivo al lungo
mare verso il tramonto, faceva un vento freddo molto forte, pero la vista era
veramente fantastica, si vedevano montagne innevate in fondo, barche nel
piccolo porto.
La costa in
pratica è il mare che va a finire nella rete di fiordi della Patagonia cilena e
che poi sbocca nello stretto di Magellano.
Il giorno dopo mi
alzo presto per prendere il pullman che mi porterebbe al parco Torres del
Paine, con durata di circa 1,5 ore.
Faccio il
check-in nel rifugio (sembra più un ostello della gioventù) e inizio la
camminata alle 11. La parte iniziale è una salita lunga, non molto ripida, la
giornata è nuvolosa.
Dopo un paio
d’ore si arriva al rifugio cileno, dove pranzo e mi riposo un po’-
La seconda parte
del sentiero è più tranquilla, si passa per il fiume ascencio, entrando poi in
un bel bosco. Dopo un’altra ora si arriva alla salita ripida che porterà al
Mirador las Torres.
L’ascesa è
impegnativa, ma il sentiero è abbastanza buono e dopo quasi due ore arrivo alla
fine, dove c’è un bellissimo lago alla base delle torri, che purtroppo non ho
potuto vedere, perché nevicava ed erano tutte coperte. Pazienza, non possiamo
pretendere che la natura si adatte alle nostre esigenze.
Rimango per un
quarto d’ora e poi inizio a scendere, appena rientro nel bosco, una sorpresa:
una volpe girovagava cercando cibo probabilmente. E per mia sorpresa non si è
spaventata con la mia presenza. Sono rimasto a una distanza di meno di 10
metri. Una sensazione carina di stare cosi vicino alla natura incontaminata.
Infine rientro
nel rifugio per le 7:30, dopo circa 9 ore di camminata!
Il rifugio è
pieno, la cena è fatta insieme a tutti.
Chiacchiero con una copia francese e poi vado a letto.
Parto verso le
9:30 per una camminata che dovrebbe essere tranquilla fino al rifugio Los
Cuernos (5 ore). Il giorno è nuvolo e un c’è un vento freddo.
Il sentiero
praticamente è vuoto e la giornata è abbastanza solitaria. Il paesaggio è
bellissimo, con laghi alla sinistra e montagne alla destra.
In un certo punto
il sentiero comincia a essere un sali scende in mezzo a radici e sassi, e
abbastanza faticoso.
Infine per le 2
arrivo al rifugio, piccolino, pero molto accogliente e pieno di gente.
Come non c’era
posto, avevo prenotato una tenda, che ho trovato già montata e con sacco a
pelo.
Prendo un
bicchiere di vino e mi rilasso, chiacchierando con un’altra copia francese. Il
rifugio è alla riva del lago Nordenskjol e vado alla piccola spiaggetta per
guardare il paesaggio. Il vento è fortissimo e causa uno spettacolo molto
particolare: nuvole di acqua che arrivano in raffiche sul lago.
Il cielo si apre
e si vedono le cime, chiamate Cuernos (corna).
Il giorno dopo
sarebbe pesante e non ero sicuro di arrivare fino all’ultimo mirador del valle
del frances, dato che il percorso sarebbe molto lungo.
Sono partito
molto presto, verso le 7:30 del mattino, la parte iniziale è tranquilla e dopo
circa due ore arrivo al camping italiano, dove si comincia a salire per la
valle, il sentiero è complicato, stretto e con molti sassi.
Il paesaggio è
stupendo, la giornata non era bellissima, ma al meno non pioveva.
La salita finisce
e inizia un bosco e anche il sentiero migliora. A un certo punto si arriva in
una parte aperta, il vento è talmente forte e freddo che è difficile rimanere
in piedi. Era il primo Mirador. La vista della montagna innevata e un ghiaccio
impressionano.
Erano verso le
10:30 e continuo, entro nel bosco di nuovo e il sentiero non è male, cerco di
andare più veloce, ma sarebbe difficile arrivare in tempo nel al camping
britannico e secondo mirador.
A un certo punto
arrivo in una parte aperta, è tutto
coperto e non si vede niente. Il vento è freddissimo e non si riesce a stare in
piedi con la sua forza. Sono le 12 e sarebbe troppo rischioso continuare.
Decido di iniziare a scendere perché non potevo perdere l’ultimo battello nel
lago Pehoe, alle 18.
Rientro nel
camping italiano verso le 14. Il guardia mi dice che è meglio ripartire per il
lago Pehoe alle 15:30, perché arrivare lì prima sarebbe complicato, dato che è
un posto senza protezione con venti forti e le cenere del incendio che dano
fastidio.
Mi siedo
tranquillamente per mangiare e poi riparto.
A certo punto il
sentiero passa per la parte incendiata del parco ed è veramente un paesaggio
desolante, gli alberi neri, bruciati, sensazione molto triste di distruzione.
Il vento è molto forte e difficile di gestire in alcuni punti.
Arrivo verso le
17:30 nel porto, il tempo è bello, ma il vento è incredibile.
La barca parte
solo alle 18:30. La navigazione è spettacolare, il colore dell’acqua è di un
verde favoloso.
Arrivo a Puerto
Natales tardi, verso le 21. Passo velocemente in albergo e poi a mangiare un
cordero patagonico squisito, accompagnato di un eccellente vino cileno (Carmenère).
Il giorno
seguente sarebbe l’ultimo e riesco a beccare una cavalcata per finire la mia
vacanza in Patagonia.
La giornata era
bella e sono solo io e il proprietario dell’agenzia e dei cavalli, Esteban. Passeggiata
piacevole, parlo con lui su vari temi.
A un certo punto
ci fermiamo per mangiare chorizo (una specie di salsiccia) alla brace.
Ritorno a Puerto
Natales per una camminata finale sul lungo mare e rientro a El Calafate, il
giorno dopo partivo per Buenos Aires e rientrare in Italia.
Era finita la
tanto sognata vacanza in Patagonia.
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